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PIU LA RUSSIA SI STACCA DALL'EUROPA MENO VALE L'EUROPA NELLA STORIA MONDIALE - Natalija Narocnickaja

L'autore dell'articolo in lingua russa pubblicato nel terzo volume "Russia ed Europa" e' la Prof.ssa Natalija Narocnickaja – Storica russa, Presidente della Fondazione della Prospettiva Storica, Capo dell’Istituto della Democrazia e della Cooperazione a Parigi.   

Traduzione dal russo verso l’italiano senza scopo di lucro e a scopo accademico: Olga L. Juravlyova, Dipartimento di Lettere e Filosofia e di Scienze Politiche dell'Universita' degli Studi di Perugia

Traduzione effettuata il 23 agosto del 2016 per l’esame del corso del Modulo Jean Monnet 2016 sulle relazioni tra la Russia e l’Unione Europea del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Universita' degli Studi di Perugia.
 
Responsabile del corso Jean Monnet: Dott.ssa Sara Tavani, Dipartimento di Scienze Politiche dell'UNIPG

La revisione della traduzione dell'articolo dal russo all'italiano e' stata effettuata dalla Dott.ssa Monica Viozzi, Facolta' di Lettere e Filosofia dell'Universita' La Sapienza, alla quale sono molto grata per il suo contributo.   

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Oggi, 15 anni dopo l’annuncio del mondo unipolare, si possono osservare tendenze completamente opposte.

Per prima cosa, l’Asia mostra uno sviluppo dinamico. La Cina e l’India hanno smentito la dottrina occidentale dell’occidentalizzazione come condizione necessaria per uno sviluppo regolare.

Tra 20 anni il mondo occidentale affrontera' il fatto che l’occidentalizzazione e' soltanto uno dei possibili modelli di modernizzazione,  al pari di altri.

La Russia si sta concentrando.

E l’Occidente sta attraversando trasformazioni sociali e democratiche senza prospettive chiare.

E in questa nuova configurazione, per noi e' molto importante capire che cosa puo' supportare e rafforzare il ruolo dell’Europa.
Il primo decennio del nuovo secolo si e'concluso con una crisi finanziaria e sociale senza precedenti in Europa e nel resto del mondo.

Tuttavia, secondo la mia opinione, l’Europa finora non ha mostrato di possedere la volonta' e la capacita' di far generare una seria alternativa storica.
A mio avviso, dalle relazioni Germania-Russia e da quelle Europa-Russia dipende direttamente se nel primo quarto del secolo XXI si formera' l’alleanza triangolare “America-Europa-Russia”, base necessaria per un sistema geopolitico nuovo che manterra' l’equilibrio tra la nostra civilta' comune e i Paesi dell’Oriente in via di sviluppo.

Mi permettero' di essere politicamente poco delicata e diro' due parole su alcune pericolose tendenze nelle relazioni internazionali. Senz’altro, oggi viviamo nell’epoca della famigerata globalizzazione. Tuttavia, i suoi aspetti naturali, contro i quali non ha senso protestare, non sono assolutamente identici all’ossessiva “ideologia del globalismo”, che e' lo strumento della gestione globale, la “global governance”.

La generazione che ha studiato il comunismo scientifico capira' il mio scherzo.
Il significato demagogico dei risultati della competizione tra il totalitarismo e la democrazia ci fa ricordare moltissimo la tesi dello studio marxista sulla societa': “il contenuto principale dell’epoca e' il passaggio dal capitalismo al comunismo, al socialismo”.

La nuova spartizione del mondo dopo il crollo dell’Unione Sovietica ha rispecchiato minimamente la lotta delle ideologie del XX secolo. L’interpretazione tradizionale della sovranita' oggi non e' piu' attuale.

A partire dai tempi della Pace di Vestfalia del 1648, che significo' la fine della guerra per motivi religiosi - oggi diremmo "ideologici" - e' esistito il concetto di stato, ma non quello di un sistema dei valori o di un tipo di ordine statale, come fonte del diritto e della sovranita'.

L’idea della sovranita' nazionale e' il postulato fondamentale dell’epoca dell’Illuminismo e della democrazia liberale occidentale-europea. La sovranita' dello stato nazionale non puo' essere di prima o di seconda qualita'.

Nel capitolo 1 “Obiettivi e principi” dello Statuto dell’ONU non si da' preferenza ad alcun sistema religioso-filosofico o socio-politico.
Inoltre, la democrazia occidentale non viene menzionata come modello universale.

Al contrario, lo Statuto si apre con l’affermazione della sovrana parita' di diritti dei diversi soggetti delle relazioni internazionali. Tutto cio' vuol dire la parita' di diritti di una repubblica e di una monarchia, di societa' di tipo occidentale e non.

Per Immanuel Kant la guerra punitiva (bellum punitivum) tra gli Stati era impensabile visto che “tra essi non c’e' rapporto di superiorita'-inferiorita'”.

Ancora alla fine degli anni ‘70 il famoso storico e politologo americano Stanley Hoffmann ha specificato, che in presenza del principio fondamentale della sovranita' dello Stato, gia' un solo intervento volto ad influenzarne gli affari interni di uno Stato dovra' essere senz’altro valutato come un atto antigiuridico.

Oggi l’ideologia del globalismo respinge il principio dell’egalitarismo e stabilisce relazioni tra le nazioni dall’alto verso il basso. E se qualcuno in nome del fantasma della comunita' mondiale democratica viene dichiarato incivile, allora perde la protezione internazionale. Non e' forse questa la crisi della democrazia e del liberalismo come concetti filosofici?

Beninteso, il mondo non occidentale percepisce la predica del diritto in nome della democrazia e gli attacchi contro gli Stati con un altro tipo di governo come un segno d’inconsistenza dei valori occidentali.

Questi valori, tuttavia, erano ampiamente diffusi nell’Occidente. Essi hanno esercitato una forte attrazione nei tempi passati. Oggi e' venuto fuori che i porti e i mari strategici sono ugualmente importanti sia per la monarchia del XVIII secolo che per la democrazia del XXI secolo perche' grazie ad essi transitano non solo cannoni imperialisti ma anche navi cisterne con il petrolio, difese dai cannoni imperialisti. 

Uno degli obbiettivi principali della nuova spartizione del mondo e' il controllo delle risorse naturali per le quali nel futuro ci saranno ancora molte guerre.
In Europa dopo il crollo dell’Unione Sovietica, la ristrutturazione dello spazio europeo ha mostrato delle ben conosciute ambizioni geopolitiche. L’ansa Baltico-Mar Nero e' un vecchio progetto risalente al XVI secolo. La Piana dei Merli del Kosovo (in serbo: Kosovo Polje) e' l’unica pianura nei Balcani attraverso la quale quale i carri armati della NATO sono potuti arrivare fino alla citta' di Salonicco.

Gli anglosassoni trionfanti si sono comportati come “pacificatori” sia a Kabul che in Mesopotamia che gia' nella Prima Guerra Mondiale erano il loro premio ardentemente desiderato. Oggi e' arrivata l’ora della Libia. Il compito della strategia eurasiatica dell’Occidente e' garantire il controllo, cruciale, delle risorse mondiali e privare in maniera irreversibile tutti i potenziali centri di influenza delle leve di gestione di tali risorse. Questo pero' non e' il loro unico compito.

E adesso veniamo alle relazioni tra la Russia e l’Europa. A mio avviso oggi la “vecchia” Europa come progetto storico si sta perdendo. Queste parole possono sembrare paradossali sullo sfondo dell’impressionante crescita dell’Unione Europea e del ruolo dell'euro. Tuttavia la particolarita' della situazione attuale consiste in questo: i territori strategici persi dalla Russia negli anni ‘90 questa volta non sono passati ai nostri ex vicini o rivali sul continente, e in nessun caso sono diventati la rivincita della “vecchia” Europa. L’Europa dell’Est, gli Stati baltici, l’Ungheria, la Repubblica Ceca e i Balcani si sono legati non solo all’Unione Europea ma anche alla NATO.

Questi Paesi non sono tornati nell’areale “post asburgico”, ma si sono trovati sotto l'egida anglosassone. E secondo i criteri della strategia anglosassone del XX secolo l’Europa dell’Est non dovra' mai piu' tornare nella sfera d’influenza ne' dei tedeschi ne' dei russi. Non a caso il presidente degli Stati Uniti d’America G. Bush, durante un suo intervento a Vilnius il 23 novembre del 2002 in occasione dell’invito ufficiale, alla Lituania, nella NATO, disse che “non ci saranno piu' ne' Monaco ne' Jalta.” Nei giorni successivi questa frase fu cancellata da tutte le notizie.

Piu' la Russia si stacca dall’Europa meno vale l’Europa nella storia mondiale e nella strategia globale ed euroasiatica. Ne sono sicura. Oggi in Europa, come mai prima, e' molto forte un altro paradigma storico-culturale di collaborazione.
Lasciamo pure che la “nuova” Europa, come disse Rumsfeld, nella propria euforia illusoria della sua crescita, si diletti con le immagini della “Moscovia asiatica”. Quest'euforia e' tanto naturale quanto effimera. Tuttavia, per entrambi le parti e' arrivato il momento di iniziare a pensare seriamente alle relazioni tra russi, tedeschi e francesi.

Il ruolo dell’Europa come entita' geopolitica e storico-culturale indipendente nel mondo futuro non e' minacciato dall’esistenza della Russia, bensi' da una situazione in cui la grande potenza russa sia assente. La collaborazione tra la Russia e l’Europa e specialmente la comprensione reciproca e il lavoro congiunto tra la Russia e la Germania puo' dare un impulso potente e ugualmente necessario a tutti e due Paesi alle soglie del terzo millennio.

Questo ci ha dimostrato tutta la storia del XX secolo e quella dei tempi di Willy Brandt e Egon Bahr. La cultura romano-germanica e russa ortodossa poggiano sulla stessa base cristiana e spirituale. I tedeschi e i russi hanno dato la vita a geni di livello mondiale: Goethe, Dostoevskij, Bach e Mozart, Ciajkovskij. Le bellissime poesie tedesche sono tradotte in lingua russa. E le opere di Turgenev furono pubblicate in lingua tedesca in dodici volumi gia' nel XIX secolo.

Dopo il secolo XX anche noi abbiamo inoltre la particolare responsabilita' di scegliere il futuro dell’Europa e le sue forme della sua unita'. Vorrei dire che l'unita' vera non risiede nelle nuove divisioni, perche' queste ricordano troppo le configurazioni dei tempi passati. 

L'unita'vera non consiste, inoltre, nel diktat degli standard ideologici del Consiglio d’Europa dove ho lavorato a lungo in qualita' di deputata della Duma Statale. Questo diktat non e' nuovo. Cosi' funzionava gia' la Terza Internazionale.

L’Unione Europea e' la Quarta Internazionale liberale.

L'unita' vera, che puo' portare alla crescita e all’indipendenza dell’Europa, si trova nel riconoscimento dell’equivalenza universale delle nostre esperienze.

Il futuro consiste nell’unificazione costruttiva dell’eredita' storica e delle forze creative di tutti le componenti etniche, confessionali e culturali dell’Europa: germanica, romana, slava, latina e ortodossa.

Pubblicazione dell'articolo sul sito russo della prosa con i diritti di traduttore: il 13 ottobre 2018.