Russia ed Europa N. A. Narochnitskaya

Îëüãà Ëåîíèäîâíà Æóðàâë¸âà
Meditazione sul problema
L'articolo «Russia ed Europa»
L'autore: storica russa N.A. Narochnitskaja 

Traduzione dal russo all’italiano: Olga L. Juravlyova
Tradotto il 29 agosto del 2016 Perugia, Umbria, Italia
La traduzione e' effettuata senza scopo di lucro per l'esame del corso Jean Monnet 2016 del Dipartimento Scienze Politiche dell'UNIPG.


Il problema “Russia ed Europa” (a pari con l’identita' russa) riguarda le solite cosi' dette questioni eterne importanti non solo per la vita russa.
Nel mondo occidentale di oggi con tanti cambiamenti che non sono al favore dell’Occidente le relazioni reciproche e la concezione del mondo dell’Europa e della Russia hanno un significato chiave non solo per la nostra Europa comune ma anche per il futuro della politica mondiale e non e' in minimo grado. 
Nel corso della propria storia dal momento di trasformazione della Moscova nell’Impero Russo e in seguito nel secolo XX nell’URSS questo fenomeno indipendentemente dalla presenza delle contradizioni attuali suscitava la gelosia interessata di carattere particolare che appartiene solo ai membri separati della stessa famiglia.
 
La discussione politica e storico-filosofica sulla “Russia ed Europa” in Russia fino ai giorni nostri sta sviluppandosi in un’interpretazione del senso spirituale della storia mondiale e della cultura.
Per; l’elite moderna europea limita il discorso verso le strette categorie politiche esprimendo il messianismo dei valori del libertarismo.  Tuttavia non e' a caso da secoli vengono continuate le discussioni sulla questione se la Russia appartenga alla civilta' europea. 
Questo problema non e' stato occultato dalle grandi menti russe del passato nelle famose discussioni tra filoccidentali e slavofili che da notare bene non erano per niente antagonisti ma diverse parti della coscienza russa ricca e con le proprie sfumature.
Nel secolo XX la delusione nel marxismo occidentale e nell'atteggiamento dell’Europa verso la tragedia russa ha chiamato in vita la terza corrente cioe' l’eurasiatismo. La discussione di oggi e' molto piu' povera filosoficamente ma molto piu' bellicosa politicamente.
 
L’atteggiamento dell’Europa verso la Russia era dall’inizio segnato dallo scetticismo e dalla sfiducia nei confronti di qualsiasi diversita' che caratterizza tipicamente il pensiero euro centrista del Vecchio Mondo.  Basterebbe aprire il “Sei libri sulla Repubblica” di Jean Bodin che non faceva la differenza tra la Turchia Osmanica musulmana ed estranea ad essa la remota ecumene ortodossa. Oggi la percezione nervosa nei confronti del problema “Russia ed Europa” non e' stata sradicata particolarmente dall’Occidente. 
Questo testimonia il tema sull’ “identita' della Russia” che mi e' stata proposta. Mica l’Europa discute qualche parentela tra di essa e l’Oriente musulmano o panteistico?
Sembra che l’Europa ha costruito il proprio paradiso sulla terra pero' non si e' sradicata dallo scetticismo verso la storia russa, dalla propria insicurezza davanti alla grandezza e alla potenziale autosufficienza della Russia e prima di tutto davanti alla sua eterna ricerca indipendente del senso della vita universale.

E che cosa e' l’Europa? Per caso sara' la cultura romano-germanica nella quale una persona e' una personificazione del dovere nella lotta del bene e del male? Oppure sara' una dottrina dei “diritti dell’uomo”, un sistema dove la sentenza disprezzata e da sangue freddo di Ponti Pilato sulla questione “che cosa e' la verita'?” e' diventata un motto della filosofia moderna del libertarismo?
Ed avvero la Russia fa parte dell’Europa?
Su questa domanda non si puo' avere l’univoca risposta. I ricercatori pensatori non considerano la Russia ne' la parte arretrata della civilta' europea ne' la sua antitesi ortodossa ne' il collegamento semplice neppure la sintesi degli elementi europei e asiatici.
( D’altra parte, che cosa e' l’Asia? Dopotutto e' sia l’Islam che l’Oriente panteistico…) La Russia e' troppo grande e autosufficiente percio' essa stessa forma una parte originale della nostra civilta' paneuropea cioe' la civilta' russa. Percio' e' ovvio che la dimensione europeo-occidentale limitata non esaurisce l’identita' russa.
 
Tuttavia l’Europa non e' solo l’Europa latina ma anche l’esperienza ortodossa dello spazio postbizantino. Quando noi eravamo uniti piu' di tutto? A mio avviso sono state le ben due volte quando e' accaduto: da sempre fino all’Illuminismo e nel secolo XX durante il comunismo. E non e' paradossale. 
Che cosa e' la base della civilta' europea con l’idea degli obiettivi e dei valori universali del vivere personale e generale? La costituzione americana? La dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino? No, la Rivelazione cristiana. Nonostante la rivalita' multisecolare la grande cultura romano-germanica e quella ortodossa russa hanno una comune base spirituale apostolico- cristiana.
Non sono cliche' democratici che ci legano uniti nell’unica civilta' e che da tempo colmano le costituzioni dell’Africa e dell’India ma la Pater Noster e il Discorso della Montagna. La discussione sulla supremazia del possesso della verita' del Cristo, il grande scisma, ha diviso l’Europa e la Russia pero' non e' riuscita a farne le due civilta' diverse.

La cultura romano-germanica e quella ortodossa russa sono diventate le due esperienze e hanno dato ognuna la propria risposta alla questione principale della storia cristiana cioe' il superamento della tentazione del corpo con il pane e dell’orgoglio con il potere. Nell’ortodossia e nella percezione del mondo russa il lato escatologico della cristianita' era manifestato piu' degli altri lati.
Secondo l’opinione di un ricercatore diligente della societa' russa dell’inizio del XX secolo Stephen Graham, l’Occidente e la Russia sono come Marfa e Maria, aggiungiamo per sfortuna, separate. Berdjaev nelle sue meditazioni sulla Russia spesso sottolineava che “l’idea russa” non e' l’idea della cultura fiorita e del regno potente, l’idea russa e' un’idea escatologica del Regno di Dio”. Finalmente il Santo Serafino Sarovskij ha espresso l’ideale cioe' l’accumulazione del Santo Spirito in se stesso”. E la risata del Voltaire ce l'ha separata.   

Alla vigilia del XX secolo quando personaggi di Zola soppiantavano gli eroi di Schiller e di E. Rostand, la Russia ortodossa veramente aveva gia' un po’ in comune con quella civilta' occidentale che si basava sulla teoria razionalista di Descartes, sulle idee della Rivoluzione Francese e sull’etica protestante nei confronti del lavoro e della ricchezza. L’intellighenzia rivoluzionaria russa si e' lanciata per raggiungere l’Europa.   
Pero' anche su questo percorso la Russia un’altra volta ha espresso “l’apostasia” in un’altra maniera cioe' la mancata osservazione di Dio: il Fausto di Goethe e' la personificazione dello scetticismo dell’altera mente occidentale che non sopporta alcun giudice sopra di essa, pero' Ivan Karamazov e' una sfida sfacciata della superbia russa a Dio che rinuncia l’idea di Dio benevolo e misericordioso per il motivo del favoreggiamento al male sulla terra.
 
I bolscevichi russi consideratisi gli eredi veri e propri della Rivoluzione Francese hanno ripetuto con violenza “il terrore rivoluzionario” annunciato dai giacobini. Pero' gli europei continuavano a notare tenacemente le origini del bolscevismo non partendo dal Pietro Grande, non dal Robespierre con la ghigliottina e nemmeno dai Giovanni di Leiden e Tomaso Munster ma dal Gengis Khan.  L’Europa stessa e prima di tutto la Francia “avanguardista”  effettuo' negli anni 60 del secolo XX la rivoluzione incruenta sinistroide.
Come risultato nei giorni nostri la propria mentalita' europea si e' trasformata da quella liberale a quella messianista e al libertarismo. Si puo' dire che demoni dell’individualismo e diavoli del socialismo si sono scontrati con violenza alla fine del secolo XX. 
E in questo contesto l’Europa del libertarismo e anche atea come sempre custodisce le eterne fobie  occidentali nei confronti dell’ortodossia e della Russia mascherate nelle vesti varie ma uniche sia per il papato che per il canzonatore Voltaire, sia per il marchese A. de Custine che per Karl Marx; e anche per filosofo-maoista Andre Glucksmann esistevano le stesse fobie denominati “zarismo”, “sovietico”, “imperialismo russo”, “filofeystvo”, “bisanzismo” , barbarie dei variaghi. 

Cosi' alla vigilia del XXI secolo il problema “Russia ed Europa” e' entrato in modo organico nel nuovo “grande scisma” dell’epoca postmoderna nella quale un’altra volta concorrevano le idee dello stesso nido parentale e questa volta si tratto' dell’Illuminismo. Ancora un’altra volta questa rivalita' aveva il carattere di un litigio famigliare. Il comunismo e il liberalismo come fossero cugini, sono tuti e due figli della filosofia progressista ugualmente caratterizzati dall’autoidentificazione con ideali universali.
Tutte e due dottrine cercano di raggiungere l’unipolare uniforme mondo materialistico e cosmopolita senza porre gli obbiettivi morali. L’Occidente ha costruito il proprio paradiso sulla terra che veramente stupisce con il proprio benessere materiale ma solo con questo e non con qualcos’altro. “Quo vadis, Russia?” – chiede l’Europa. Ma a volte noi, stupiti, chiediamo dove va l’Europa? Per russi l’Europa, la Francia erano sempre i concetti culturali.

Anche oggi i russi vengono in Francia per ammirare palazzi e ponti, la Cattedrale di Notre-Dame, musei, castelli della Valle della Loira, assaggiare la vita quotidiana di una remota provincia dotata di tutti i servizi, delibare la cucina francese. Sognano di vedere gli eroi galantuomini di A. Duma per i quali l’onore e il dovere sono i valori piu' preziosi della vita, e se si incontrano anche delle dame eleganti lo accede purtroppo solamente nella generazione piu' avanzata.   
Ma nessun russo e' ispirato dagli attentati di stampo trozkista alla famiglia della “giustizia Giovenale” e nemmeno i russi sono ispirati dalle parate delle minoranze sessuali. Tuttavia sembra che l’Europa sia piu' orgogliosa del cosiddetto “apogeo della democrazia e del progresso” che del museo di Louvre. L’intellighenzia post-sovietica che ha vissuto i 75 anni dell’ateismo forzato e' stupita del fatto cos; inaspettato dell’ateismo e dell’estremismo di sinistra della societa' intellettuale francese. 

E' invano cercare adesso nell’Occidente gli esempi della ricerca spirituale del senso della vita. Essere schiavo del proprio corpo e della propria superbia, vivere seguendo il principio “ dove mi sento bene li' c’e' la mia Patria” ecco cosa sembra oggi il senso della vita del “demos” europeo. Pero' questo demos e' ancora ciecamente sicuro nel proprio “cratos” e nonostante cio' che dietro alle spalle della folla c’e' l’oligarchia onnipotente che decide le sorti dell’Europa e del mondo che reagisce nemmeno alle proteste di massa delle persone scontente per la politica condotta.

Non sara' arrivata l’ora per discutere “la via della democrazia” e non la via della Russia? Ci voleva discuterla gia' da tempo ma solamente nei limiti della “teoria delle elite”. Veramente un certo  intelligente russo del passato, incantato dal sorriso della Gioconda e dalle passioni shakespeariane, dallo splendore della logica cartesiana e dalla sete delle conoscenze di Goethe e caduto nella presenza dell’esorcismo della “liberta', egualita' e fratellanza” vedrebbe nel terzo millennio solo colonne cabalistiche di Internet e il “Regno della Banca” di Jacques Attali. 
La Banca e' la propria padrona della “liberte'”, la sterminatrice delle civilta' e la seppellitrice della grande cultura europea. L’Unione Europea e' cresciuta territorialmente ma la “Vecchia” Europa sta perdendo la perspettiva spirituale e questo e' molto piu' pericoloso che la stessa crisi finanziaria. L’Europa nella coscienza dell’elite europea e' una gigantesca azienda economica per soddisfare degli individui che ci fanno ricordare gli epsilon dell’anti utopia di Aldous Huxley. 
 
La Costituzione Europea e' un modello noiosissimo della creativita' liberale del “Piano dello Stato”. Ancora il filosofo K. Smith profeto' non senza sarcasmo ovviamente l’egualita' del demonismo marxista e liberale: “ Le percezioni del mondo di un imprenditore industriale e di un proletario si assomigliano come fossero fratelli-gemelli. Questo e' lo stesso ideale di Lenin cioe' l’elettrificazione di tutta la terra. La disputa e' solo sul metodo”. 
Nel capitolo “Valori” questi non sono nemmeno elencati. “Le mucche sante” del liberalismo del XXI secolo come “diritti dell’uomo”; “liberta'” e “democrazia” sono esclusivamente possibilita' per la realizzazione dei valori. Allora a che cosa serve la Libert; all’Europa? Per poter “cacciar via i nemici e rubare le loro proprieta'” come ha definito il benessere altissimo quel Gengis Khan? Oppure per poter salvare coloro che “bramano e agognano la verita'” (Il Discorso della Montagna)? Oppure per equiparare i diritti dei vizi e delle virtu', del bene e del male?

Il mondo dell’Europa di oggi colpisce con il proprio relativismo morale. Rispetto all’URSS comunista e al suo egalitarismo completamente materialistico l’Europa moderna e' calata nella “cultura spinta dalla passione travolgente verso l’uguaglianza” caratterizzata da Francois Furet. Il nihilismo dei valori corona proprio la fine della storia. Percio' per l’Europa finisce l’epoca della cultura come il frutto dello spirito. 
Rimane solo la civilta' tecnocratica. E questa non e' la “Roma” metafisica dove viene compiuto il conflitto universale tra il bene e il male. Questa e' la Roma pagana con la sua paura panica nei confronti dell’imperfezione fisica, dell’invecchiamento e della morte. Pero' tale Roma con tutta la sua supremazia materiale cioe' acquedotti, terme, il Colosseo, il proprio Foro democratico fu gia' stata spazzata dall’Alarico visigota. 

Oggi la tecnocrazia e' impotente nei confronti dei migranti non perche' quegli ultimi sono numerosi e sono estranei ma perche' non possiede i propri sacrari nazionali. E che cosa e' la Russia? Che cosa si nasconde dietro alla sua idea della modernizzazione nuova? La doppia natura della Russia viene espressa nell’esperienza paradossale degli ultimi tre secoli. La Russia per la propria iniziativa regolarmente subiva le onde dell’”occidentalizzazione”. Pero' tutto preso in prestito all’Occidente veniva rielaborato dalla Russia in un altro modo ed essa faceva nascere qualcosa di proprio originale. Come il risultato di tutto cio' solamente riproduceva un gran dilemma.

Nel XX secolo e' successo ugualmente anche con il marxismo occidentale diffuso sul terreno russo che veniva trasformato fino al modo irriconoscibile e poi in seguito con le riforme liberal-democratiche degli anni 90.  Il loro spirito particolarmente nichilista ed edonico e' stato respinto dalla societa' appena e' sparita la minaccia del restauro del socialismo stufante che esauriva se stesso. Proprio la stessa societa' russa ha richiesto il cambiamento dei coordinati della concezione del mondo e dello spettro politico.

La dottrina del libertarianismo occidentale annuncia tra i problemi quasi principali delle relazioni italo-russe  quello della sproporzione famigerata della Russia agli standard occidentali della democrazia.  A questa posizione gli addetti piu' rumorosi della nuova idea messianica non nascondono la propria intolleranza presa in prestito al recente rivale ideologico cioe' al comunismo.
In questa maniera lo spirito sinistra con delle pretese sul trono nel “regno umano” sta vagabondando dall’Occidente all’Oriente e viceversa ugualmente come l’idea della Roma metafisica della discussione precedente sulla verita' cristiana! E' assurdo negare che l’attuale regime politico russo nel proprio funzionamento dista dal modello europeo. Russi stessi lo considerano proprio quello che necessita la perfezione graduale.

Tuttavia per i russi questo modello e' imperfetto e non per il motivo che non assomiglia all’Europa ma secondo i propri criteri che a volte coincidono e a volte distano molto da quelli che ci impongono. Tuttavia il sistema attuale della Russia e' senz’altro costruito sui principi democratici, sull’idea delle fondamentali liberta' individuali. 
E vizi e peccati di qualsiasi sistema politico ce ne sono delle due specie: quella legislativa e quella applicativa ai diritti, il fatto che caratterizza in modo particolare tutta la storia della Russia. Pero' gli europei devono ammettere che la comunita' russa, effettuando la propria scelta democratica, preferisce lo stato basato sulla propria tradizione storica del forte potere centralizzato capace controllare dei processi sul territorio enorme con la coesistenza dei molteplici sistemi e della diversita' dello sviluppo.

Le serie delle ricerche sociologiche mostrano che nella collettivita' russa si e' formato il consenso nei confronti del concetto che il modello storico della Russia dovrebbe avere prima di tutto il proprio carattere nazionale. Una certa delusione nella “scelta europea” e' condizionata tra l’altro dalle convinzioni rafforzate che nelle proprie relazioni con la Russia gli stessi europei si lasciano guidare dai motivi egoistici. Tuttavia i russi non mostrano alcuna ostilita' verso l’Europa.

Non lo dimostrano forse i processi del mondo come la democrazia che spargendosi dappertutto acquisisce le numerose forme completamente diverse cosi' come il capitalismo che ci appare con delle volte molteplici.  E proprio in questo senso stiamo raggiungendo l’idea della modernizzazione della Russia. Due posizioni estreme: “lo sviluppo seguendo esclusivamente il modello occidentale” e “lo sviluppo completamente originale” sono state gia' smentite dall’esperienza e sono tutte e due ugualmente fatali per la Russia.  Durante i secoli della modernizzazione dopo il Pietro Grande la Russia ha appreso molti dei vari elementi ad essa necessari come quelli dell’economia occidentale, della politica, dell’istruzione, della cultura ectr. ed essa ancora ha bisogno dell’acquisizione di alcuni raggiungimenti occidentali. Il nichilismo totale degli occidentalisti post-sovietici nei confronti di tutto cio' che sia russo li ha spinti di seguire la teoria obsoleta della modernizzazione nel progresso lineare.

Loro convincevano nella correttezza e nell’inevitabilita' della fase dell’acquisizione iniziale del capitale descritta da Fernand Braudel. I tentativi per imitare il passato dell’Occidente a scopo di raggiungerlo hanno solo fatto spostare la Russia sulla periferia. Il modello della modernizzazione “che corre dietro raggiungendo” crea solamente le isolette. Tali isolette di oggi sono le citta' di Mosca e di San Pietroburgo che distano dalla provincia russa con il modo di vivere e di pensare. 
Questi enclave possono stimolare la modernizzazione pero' creano anche il livello inammissibile della inuguaglianza sociale, distruggono l’unita' della nazione che si scioglie nelle civilta' diverse e perde gli orientamenti storici. Il modello della modernizzazione che “corre dietro raggiungendo” da tempo ha rilevato la propria limitatezza.

I nuovi concetti della scienza mondiale negano l’unico modello di sviluppo. Le culture nazionali di oggi dappertutto stanno macinando il capitalismo e prima, invece, veniva pensato che il capitalismo fosse capace di macinare tutte le culture. Nei giorni nostri e' arrivata l’epoca dei progetti nazionali modernizzati. La globalizzazione ha posto l’inizio della trasformazione sociale inevitabile dell’Occidente stesso. 

Per il resto del mondo la globalizzazione ormai da tempo non e' un sinonimo della modernizzazione perche' questa ha spesso di conseguenza l’arretratezza progressiva. L’imitazione semplice all’Occidente non facilita la modernizzazione. Oggi ci vuole cercare la propria nicchia insostituibile e almeno in qualcosa essere migliore ed unico. Ormai sono ben note alcune vie di sviluppo battute. La prima via e' l’occidentalizzazione senza modernizzazione.

Questa e' un’accettazione dei principi occidentali particolarmente superficiale senza una profonda acquisizione della cultura occidentale che porta allo scioglimento delle proprie tradizioni culturali. Questo tipo della societa' viene chiamato “il tipo della la societa' tradizionalmente distrutta” che non e' passata al livello successivo di sviluppo, per esempio,  come l’Egizio e le Filippine. La seconda via principalmente nuova ma battuta e' la modernizzazione senza occidentalizzazione. A volte questa via viene chiamata la post modernizzazione.

Questa via di sviluppo e' stata scelta dai nuovi Paesi industriali dell’Asia Sud-Orientale, dal Giappone partendo dagli anni 50. Le loro elite aspirando verso la modernizzazione l’hanno adattata alla propria cultura e non viceversa. 
L’esperienza della modernizzazione senza occidentalizzazione ha un successo relativo e questa e' anche limitata nelle proprie possibilita'. Oggi la forma piu' adeguata di sviluppo delle societa' e' il modello nazionale della modernizzazione sulla base dell’occidentalizzazione dosata per ogni societa'. Sarebbe assurdo negare che la Russia ancora possa e debba prendere in prestito all’esperienza occidentale sviluppandola a casa sua.

Pero' questo non da' alcun diritto di affermare che noi dobbiamo “raggiungere” l’Occidente oppure svilupparci secondo il modello occidentale soprattutto perche' l’Occidente stesso sta alla vigilia dei cambiamenti indispensabili. Allora, il modello nazionale della modernizzazione e' quel tipo di sviluppo che viene dettato dai bisogni della principale unita' geopolitica di modernita' cioe' dallo stato nazionale. Le idee di oggi della scienza sociale sulla molteplicita' dei “modernismi” dista principalmente dalla “teoria classica di modernizzazione” pronta accettare solo la “specifica nazionale” nel processo “unito”. 

Prima l’Occidente veniva considerato come l’esempio unico e cio' che non corrispondeva empiricamente ad esso veniva interpretato come una modernizzazione “incompiuta” oppure “infruttuosa”.  Nei giorni nostri uno dei piu' grandi specialisti della teoria della modernizzazione Shmuel Eisenstadt considera che nelle condizioni di globalizzazione dell’Occidente che stesso subisce la trasformazione non potra' esistere un modello universale di sviluppo. Lo sviluppo della Cina, dell’India respinge la tesi sull’occidentalizzazione totale immancabile come una condizione della modernizzazione.

Davanti all’umanita' emerge un altro nuovo “Tempo Nuovo” con l’alzamento dei modelli nazionali di sviluppo, e l’Occidente diventa inevitabilmente uno di essi.
Nessuno in Russia contende il pregio del “mercato” e la necessita' della democrazia. Pero' ci vuole capire che si tratta solamente di uno strumento e non della perspettiva storica. Proprio in Russia, e sembra che nell’unico Paese di tutta l’Europa, non si calma la discussione veramente storica: se noi oggi viviamo per mangiare o mangiamo per vivere e a che scopo viviamo…
Finche' la questione meritera' il nostro interesse non ci sara' la fine della storia. Verra' sviluppato un progetto della modernizzazione russa senza l’occidentalizzazione eccessiva pero' aperto a qualsiasi cosa utile per noi tenendo in considerazione gli obbiettivi e i valori della vita quotidiana nazionale. Percio' forse e' arrivata l’ora di lasciare le illusioni sterili: la Russia custodira', sviluppera' e moltiplichera' sia la propria “europeita'” che le proprie particolarita' fondamentali. 

La Russia non diventera' mai l’Occidente! I Russi non vedono alcun problema in tutto cio' per lo sviluppo delle relazioni reciproche perche' si sono abituati a rispettare la diversita' degli altri e aspettano dai democratici lo stesso.  Pero' il problema emerge dall’aggressivita' del messianismo dei liberali sinistri europei. Tuttavia la democrazia vera non presuppone in qualita' del principio fondamentale il diritto del popolo per la propria scelta libera? Questo e' il diritto della Russia e dei russi per l’originalita' della propria via storica.
Adesso come mai prima i ragionamenti di Jacques Le Goff uno dei grandissimi storici della Scuola delle “Annales” sono molto significanti e precisi. Lui vede un compito che viene assegnato all’Europa globale, il compito che “e' in vista da effettuare dagli europei dell’Oriente e dell’Occidente nell’unificazione di tutte e due meta' derivate dall’eredita' comune fraterna dell’unica civilta' che rispetta le diversita' nate dalla storia”.

Io, invece, ne sono convinta che il futuro della Russia e' il futuro dell’Europa e viceversa!