Citta condannata di A B Strugatsky un pezzo

Галина Добрынина
отрывок перевода книги Стругацких "Град обречённый"

Il Pezzo del libro "La Citta' condannata" di Arkady and Boris Strugatsky.
presentato al Concorso Internazionale dei traduttori ProZ-2014

Il sole era al suo apice. Il disco ramato dalla polvere pendeva al centro del biancastro, immondo cielo; l’ombra bastarda si contorceva e sbolgiava sotto le suole, talvolta grigia e sfocata, tal’altra, all'improvviso, come se si animasse, mettendo a fuoco la nitidezza dei contorni, riempiendosi di oscurita' e diventando cosi' particolarmente brutta. Non c'era la minima traccia di nessuna strada, vi era soltanto una gobba, grigio-gialla, secca argilla, screpolata, assassinata, dura come la pietra, e cosi' nuda, che non era assolutamente chiaro, da dove venisse una tale massa di polvere.

Il vento, grazie al cielo, soffiava da dietro. Da qualche parte lontano esso risucchiava innumerevoli tonnellate di turpe, incandescente polvere e con ottusa persistenza la trascinava lungo il costone bruciato dal sole, schiacciato tra l'abisso e il muro giallo, gettandola una volta in una turbinosa protuberanza verso il cielo, un’altra torcendola stretta in flessibili, quasi civettuoli, colli di cigni del tornado, oppure semplicemente rotolandola come vorticoso vallo, e poi, accanendosi improvvisamente, scagliava la farina spinata nelle schiene, nei capelli, sferzava, imbestialendosi, sulla nuca bagnata di sudore, frustava sulle mani, sulle orecchie, riempiendo le tasche, imbottendo la collottola...

Qui non c’era niente, da tempo non c'era nulla. E forse mai c’e' stato. Sole, argilla, vento. Solo occasionalmente svolazzava lo spinoso scheletro di un cespuglio, rivoltandosi e rimbalzando come un pagliaccio, strappato con le radici chissa' dove indietro. Nemmeno una goccia d’acqua, nessun segno di vita. Solo polvere, polvere, polvere...

Di tanto in tanto l’argilla sotto i piedi scompariva da qualche parte e cominciava un solido tritume di roccia. Qui tutto era arroventato come all'inferno. O a destra, o a sinistra cominciavano ad affacciarsi dalle nubi di polvere vorticanti giganteschi frammenti di roccia, grigi, come fossero infarinati. Vento e calore davano loro i contorni pi; bizzarri e inaspettati ed era inquietante vedere come apparivano e scomparivano di nuovo, come fantasmi, quasi giocassero al loro pietroso nascondino. Intanto la ghiaia sotto i piedi diventava pi;' grande e improvvisamente lo sparso svaniva e di nuovo l’argilla suonava sotto i piedi.